22 luglio 2014

Una vita precedente




Nel lontano luglio del 2010 scrissi nel mio diario una personale riflessione al fine, chissà, di dare un senso diverso, più positivo e più poetico alla vita. 



Ho pensato di condividere con voi queste pagine:


Spesso mi trovo a fantasticare su come potrei essere se non fossi “prigioniero” di una sedia a rotelle. Pensarci non mi rende triste, anzi, mi diverte. Fisicamente mi vedo abbastanza muscoloso (non troppo ovviamente, rischierei di essere ridicolo a eccedere) perché credo che frequenterei la palestra. Non fraintendermi, solo quanto basta per avere una certa tonicità.
Caratterialmente invece, credo che sarei un gran bel testa di cazzo: se con tutte le difficoltà sono riuscito ad ottenere quello che ho, pensa a dove potrei arrivare se avessi già la strada spianata. A casa ci sarei molto poco, farei tardi la sera con gli amici (magari in motorino) e credo che non avrei molti problemi con le ragazze perché avrei uno di quei caratteri impossibili. Si, insomma: il classico “bello e impossibile”. Bello forse no ma impossibile sicuramente. Esagererei in tutto, arrivando anche a farmi del male e questo lo so perché anche in “questa vita”, quando sono giù di morale, sento proprio l’istinto di prendere una qualsiasi bevanda alcolica cercando, ingenuamente forse, di dimenticare tutto o, per lo meno, il dolore che in quel momento sento dentro di me che, per la maggior parte dei casi, è nel mio cuore. Non credo che arriverei a drogarmi, ovvio, ma oltre all’alcol a volte sento l’istinto di spaccare la faccia a chi non sopporto. È una specie di reazione violenta che a volte, ammetto, sento. Eppure, nella mia condizione fisica, non posso far altro che limitarmi ai “farei” o appellarmi all’immaginazione o a mali pensieri tipo: “ringrazia Dio che non posso alzarmi perché se per caso mi alzo giuro che ti ammazzo!”.
È tutto molto strano perché questo tipo di esclamazioni non mi appartiene o comunque non combaciano col mio carattere.
Dio, la volontà di alzarsi, la negazione del mio stato fisico, la voglia di darle di santa ragione, mi chiedo: potrebbe esistere un collegamento tra questi elementi? Potrebbe esistere un solo elemento capace di unirli e dar loro un senso?
Esiste una credenza (non so se sia religiosa o meno) che dice che è esistite, per ognuno di noi, una vita passata ed esisterà una vita futura. Ebbene, grazie a questo credo ho potuto fantasticare su una mia probabile vita passata per dare un senso più bello, più poetico e più “personalmente logico” a quella attuale.
In effetti, pensandoci, ho come la strana e inspiegabile sensazione che nella mia vita passata ottenevo tutto senza troppa difficoltà, tuttavia non ne apprezzavo il valore. Così, qualcosa o qualcuno lassù, prima di rimettere la mia anima in un nuovo corpo, mi disse:

“hai appena terminato una vita piena di successi e soddisfazioni ma non hai mai apprezzato nulla perché ottenevi tutto con troppa facilità. Non hai capito cos’è la fatica, la delusione, cos’è il dolore e non sai che sapore ha il gusto di veder crollare d’innanzi a te quel sogno che ti spingeva a lottare perché non ne hai mai sentito il bisogno. In questa nuova vita non ti mancheranno i successi ma per ottenerli dovrai lottare e, soprattutto, dovrai pagare con le tue energie. Ti sarà difficile ottenere anche le cose più banali, nulla ti sarà regalato e attraverso l’impegno apprezzerai molto di più quel poco che riuscirai a conquistare. Aprirai gli occhi e sarai felice di capire che inizia un nuovo giorno e che il vento è la carezza più dolce che qualsiasi mano potrà farti. Pareggiabile, forse, solo a quella fatta da una ragazza. Vivrai intensamente e quando andrai a dormire, sarai soddisfatto perché prima di chiudere gli occhi, sarai fiero di costatare che hai vissuto come se fosse stato l’ultimo giorno. Se riuscirai ad apprezzare questi piccoli momenti e avrai sempre la forza di sorridere nonostante le mille difficoltà che incontrerai per la vita futura che ho previsto per te, io in cambio, ti darò la realizzazione dei tuoi sogni e il successo musicale che tanto desideri. Ma questa volta non potrai usare la strafottenza cui hai fatto spesso affidamento nella vita che hai appena terminato, avrai molte persone accanto a te che, nel bene o nel male, crederanno in te. Sarai uno dei pochi disabili che arriverà in alto caro mio, ma mi raccomando: quando la tua buona stella inizierà finalmente a brillare non dimenticarti chi sei e cerca di spiegare, a chi non può capire, cosa significa avere un handicap, così che tutti potranno comprendere che gli andicappati non mordono mica. Parla dell’ottusità di certa gente e ricorda loro che i veri problemi sono altri. Tuttavia, sarebbero risolvibili se invece di piangersi addosso facessero realmente qualcosa, magari sporcandosi le mani. In ultimo, usa il potere della forza volontà, che otterrai col crescere e maturare, per azioni di cui andrai fiero”.


Ed eccomi qui: come se fosse stato un sogno, come se fosse stato un flash, come se tutto ciò che ho scritto non fosse mai esistito, eppure, così nitido nella mia mente al punto da convincermi che qualcosa di vero c’è. Non so se sto facendo tutto per il verso giusto, d’altronde sono umano e gli sbagli, per quanto si cerchi costantemente di evitarli, hanno il pregio di farci crescere. So per certo che tutto quello che ho, l’ho sudato e continuerò a lottare per me e per chi è come me.



Se il post vi è piaciuto commentatelo ed esponete lo vostre riflessioni



10 luglio 2014

Uomini cui pietà non convien sempre



E ci si trova ancora, ahimè, a parlare di religione. Quella stessa religione che se non fosse per Papa Francesco, avrebbe la stessa credibilità di uno sgabello. Non tanto per il tipo di fede o di religione, bensì per tutte quelle incongruenze, tutte quelle contraddizioni che per anni si è sempre cercato di nascondere e che finalmente, ora, si mostrano nude e crude agli occhi della gente.

Proprio ieri trovai su Facebook questa foto e decisi di condividerla nella mia bacheca. Molti commenti furono fatti nei confronti di questa immagine (soprattutto per la dichiarazione del Vescovo) ma uno mi colpì particolarmente.

Dopo averci dormito su, proprio questa mattina, ho deciso di condividerla con voi:

Gli handicappati, nel 21° secolo sono chiamati diversamente abili!
Sono persone come i loro genitori che, anche se hanno concepito prima di unirsi nel sacro vincolo del matrimonio, hanno amato, amano e ameranno i loro figli ancor più della loro stessa vita! Non è forse scritto anche nella Bibbia che si deve amare gli altri come e anche più di se stessi? E non l'ha forse detto Gesù Cristo: lasciate che i bambini venghino a me? Di sicuro includeva tutti i suoi figli, anche quelli che lei sprezzamente li definisce "Handicappati sono i figli di coloro che non sono arrivati puri al matrimonio!"
Cosa vuol dire poi mi scusi? È forse meglio arrivare puri al matrimonio (dopo il quale arrivare a compiere atti non compatibili: uccidere, minacciare, spacciare, pedofilia)? I media ne riportano tanti esempi di questo modo di vivere al di fuori del matrimonio! Mi scusi, forse ho un poco divagato dall'essenza del discorso!
Per concludere: ma lei, come uomo di chiesa, come può arrogarsi il diritto di fare certe affermazioni? Quando ha studiato Teologia, di certo oltre al vecchio e nuovo Testamento, i Vangeli, la Sacra Bibbia e altri testi di riferimento alla sua facoltà, i suoi professori le avranno insegnato l'amore per il prossimo!!!!!! Chiunque esso sia! NON ABBIATE PAURA!!!!!!!! Lei, Vescovo del Opus Dei, Javier Echevarria Rodiguez, si deve vergognare e far atto di penitenza!!! Andando umilmente a chiedere scusa, perdono alle persone che ha così profondamente ferito!!! Auguro di tutto e sincero cuore:


  1. Che non vi siano mai più uomini e donne di chiesa coinvolti/e in atti impuri con fanciulli, che non si permettano più di insultare i/le loro figli/e con termini come andicappati, di non andare a denigrare nessun essere vivente o già deceduto, di non compiere ruberie di nessun genere, di spogliarsi di qualsiasi ricchezza e avvicinarsi ancora di più ai più deboli e gli emarginati dalla società (che se ben ricordo era poi il sunto di un discorso di Papa Francesco).
  2. Auguro di tutto, sincero e dal profondo del mio cuore tutto il bene, l'amore possibile ai meno fortunati: ai disabili, alle vittime di pedofilia, di esperimenti e di qualsiasi altri tipi di violenza che la distorta mente umana ha purtroppo generato nel corso dei secoli (come ad esempio il nazismo). Coloro che non hanno un lavoro o sono stati licenziati ingiustamente, quelli che non hanno una casa, affetti, un pasto o amore come un abbraccio, degli amici, una famiglia o bimbi che non ricevono giochi, affetto e amore vero e sincero. 

Lo so Signor Vescovo che queste parole non le leggerà mai ma mi piacerebbe molto che lei ascoltasse una canzone di Fabrizio De André Recitativo (due invocazioni ed un atto d'accusa) / Corale (leggenda del Re felice). Se non ha un cuore freddo come il ghiaccio e duro come la pietra, penserà e si commuoverà ascoltandola in un religioso e rispettoso silenzio. 

Parole forti quelle di Paolo Corti che non lasciano certo spazio a interpretazioni.
Spesso mi chiedo: ma se le chiese, nel corso della storia, sono nate proprio per dare un tetto ai poveri e ai più deboli della città, come può un prete, un cardinale o un vescovo che sia, giudicare e dichiarare senza troppi giri di parole certe cose?
Vabé, dai Faber... pensaci tu.