26 agosto 2014

L'Ice bucket challenge







LOSANNA - Tutti fanno l'Ice Bucket Challenge, da Roger Federer fino al vostro amico di Facebook. La moda del momento - la secchiata d'acqua gelata in testa - è nata (è bene ricordarlo) con un intento benefico: raccogliere fondi per la ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica o SLA.

Migliaia di persone anche in Svizzera hanno partecipato alla 'sfida', ma quante sono state le donazioni? Le Matin lo ha chiesto alle due associazioni che si occupano di questa malattia altamente invalidante. La prima è l'Associazione della Svizzera Romanda e Italiana contro le Miopatie ASRIM, la cui responsabile amministrativa Eva Otero ha dichiarato di non aver ricevuto niente dagli Stati Uniti. E dalla Svizzera? “Abbiamo avuto una sola richiesta di un bollettino di versamento”.

In origine l'Ice Bucket Challenge prevedeva che la persona sfidata avesse 24 ore di tempo per tirarsi addosso l'acqua gelata, e in caso di rinuncia avrebbe dovuto donare qualcosa alle associazioni benefiche. Molti Vip, però, hanno annunciato che avrebbero effettuato ugualmente una donazione, nonostante non abbiano rinunciato a ricevere la secchiata gelida.

Ci si bagna, quindi, ma non si dona? Se lo chiedono anche presso SLA Association Svizzera: Josette Rüegg spiega che “siamo stati sorpresi da questa iniziativa, e fino ad oggi non possiamo dire se abbiamo ricevuto o meno delle donazioni”. L'associazione prenderà parte in prima persona all'Ice Bucket Challenge, e lo farà dal Ticino, dove 15 pazienti si trovano in villeggiatura. Il video sarà pubblicato su Youtube nei prossimi giorni. Le associazioni, comunque, accolgono positivamente l'ondata di notorietà sui media della campagna. “Se gli americani fanno avanzare la ricerca è una cosa buona, tutti i malati ne potranno approfittare”, ha dichiarato Otero.

A livello mondiale sono stati raccolti (dati aggiornati a questa mattina) poco più di 70 milioni di dollari, circa 64 milioni di franchi svizzeri. Dei quali solo un terzo scarso andrà alla ricerca, ha stabilito un sito specializzato americano: il resto sarà suddiviso tra servizi ai pazienti, educazione, spese per la raccolta fondi e amministrazione (compresi stipendi e pensioni di chi lavora nelle associazioni dedicate alla SLA).







22 luglio 2014

Una vita precedente




Nel lontano luglio del 2010 scrissi nel mio diario una personale riflessione al fine, chissà, di dare un senso diverso, più positivo e più poetico alla vita. 



Ho pensato di condividere con voi queste pagine:


Spesso mi trovo a fantasticare su come potrei essere se non fossi “prigioniero” di una sedia a rotelle. Pensarci non mi rende triste, anzi, mi diverte. Fisicamente mi vedo abbastanza muscoloso (non troppo ovviamente, rischierei di essere ridicolo a eccedere) perché credo che frequenterei la palestra. Non fraintendermi, solo quanto basta per avere una certa tonicità.
Caratterialmente invece, credo che sarei un gran bel testa di cazzo: se con tutte le difficoltà sono riuscito ad ottenere quello che ho, pensa a dove potrei arrivare se avessi già la strada spianata. A casa ci sarei molto poco, farei tardi la sera con gli amici (magari in motorino) e credo che non avrei molti problemi con le ragazze perché avrei uno di quei caratteri impossibili. Si, insomma: il classico “bello e impossibile”. Bello forse no ma impossibile sicuramente. Esagererei in tutto, arrivando anche a farmi del male e questo lo so perché anche in “questa vita”, quando sono giù di morale, sento proprio l’istinto di prendere una qualsiasi bevanda alcolica cercando, ingenuamente forse, di dimenticare tutto o, per lo meno, il dolore che in quel momento sento dentro di me che, per la maggior parte dei casi, è nel mio cuore. Non credo che arriverei a drogarmi, ovvio, ma oltre all’alcol a volte sento l’istinto di spaccare la faccia a chi non sopporto. È una specie di reazione violenta che a volte, ammetto, sento. Eppure, nella mia condizione fisica, non posso far altro che limitarmi ai “farei” o appellarmi all’immaginazione o a mali pensieri tipo: “ringrazia Dio che non posso alzarmi perché se per caso mi alzo giuro che ti ammazzo!”.
È tutto molto strano perché questo tipo di esclamazioni non mi appartiene o comunque non combaciano col mio carattere.
Dio, la volontà di alzarsi, la negazione del mio stato fisico, la voglia di darle di santa ragione, mi chiedo: potrebbe esistere un collegamento tra questi elementi? Potrebbe esistere un solo elemento capace di unirli e dar loro un senso?
Esiste una credenza (non so se sia religiosa o meno) che dice che è esistite, per ognuno di noi, una vita passata ed esisterà una vita futura. Ebbene, grazie a questo credo ho potuto fantasticare su una mia probabile vita passata per dare un senso più bello, più poetico e più “personalmente logico” a quella attuale.
In effetti, pensandoci, ho come la strana e inspiegabile sensazione che nella mia vita passata ottenevo tutto senza troppa difficoltà, tuttavia non ne apprezzavo il valore. Così, qualcosa o qualcuno lassù, prima di rimettere la mia anima in un nuovo corpo, mi disse:

“hai appena terminato una vita piena di successi e soddisfazioni ma non hai mai apprezzato nulla perché ottenevi tutto con troppa facilità. Non hai capito cos’è la fatica, la delusione, cos’è il dolore e non sai che sapore ha il gusto di veder crollare d’innanzi a te quel sogno che ti spingeva a lottare perché non ne hai mai sentito il bisogno. In questa nuova vita non ti mancheranno i successi ma per ottenerli dovrai lottare e, soprattutto, dovrai pagare con le tue energie. Ti sarà difficile ottenere anche le cose più banali, nulla ti sarà regalato e attraverso l’impegno apprezzerai molto di più quel poco che riuscirai a conquistare. Aprirai gli occhi e sarai felice di capire che inizia un nuovo giorno e che il vento è la carezza più dolce che qualsiasi mano potrà farti. Pareggiabile, forse, solo a quella fatta da una ragazza. Vivrai intensamente e quando andrai a dormire, sarai soddisfatto perché prima di chiudere gli occhi, sarai fiero di costatare che hai vissuto come se fosse stato l’ultimo giorno. Se riuscirai ad apprezzare questi piccoli momenti e avrai sempre la forza di sorridere nonostante le mille difficoltà che incontrerai per la vita futura che ho previsto per te, io in cambio, ti darò la realizzazione dei tuoi sogni e il successo musicale che tanto desideri. Ma questa volta non potrai usare la strafottenza cui hai fatto spesso affidamento nella vita che hai appena terminato, avrai molte persone accanto a te che, nel bene o nel male, crederanno in te. Sarai uno dei pochi disabili che arriverà in alto caro mio, ma mi raccomando: quando la tua buona stella inizierà finalmente a brillare non dimenticarti chi sei e cerca di spiegare, a chi non può capire, cosa significa avere un handicap, così che tutti potranno comprendere che gli andicappati non mordono mica. Parla dell’ottusità di certa gente e ricorda loro che i veri problemi sono altri. Tuttavia, sarebbero risolvibili se invece di piangersi addosso facessero realmente qualcosa, magari sporcandosi le mani. In ultimo, usa il potere della forza volontà, che otterrai col crescere e maturare, per azioni di cui andrai fiero”.


Ed eccomi qui: come se fosse stato un sogno, come se fosse stato un flash, come se tutto ciò che ho scritto non fosse mai esistito, eppure, così nitido nella mia mente al punto da convincermi che qualcosa di vero c’è. Non so se sto facendo tutto per il verso giusto, d’altronde sono umano e gli sbagli, per quanto si cerchi costantemente di evitarli, hanno il pregio di farci crescere. So per certo che tutto quello che ho, l’ho sudato e continuerò a lottare per me e per chi è come me.



Se il post vi è piaciuto commentatelo ed esponete lo vostre riflessioni



10 luglio 2014

Uomini cui pietà non convien sempre



E ci si trova ancora, ahimè, a parlare di religione. Quella stessa religione che se non fosse per Papa Francesco, avrebbe la stessa credibilità di uno sgabello. Non tanto per il tipo di fede o di religione, bensì per tutte quelle incongruenze, tutte quelle contraddizioni che per anni si è sempre cercato di nascondere e che finalmente, ora, si mostrano nude e crude agli occhi della gente.

Proprio ieri trovai su Facebook questa foto e decisi di condividerla nella mia bacheca. Molti commenti furono fatti nei confronti di questa immagine (soprattutto per la dichiarazione del Vescovo) ma uno mi colpì particolarmente.

Dopo averci dormito su, proprio questa mattina, ho deciso di condividerla con voi:

Gli handicappati, nel 21° secolo sono chiamati diversamente abili!
Sono persone come i loro genitori che, anche se hanno concepito prima di unirsi nel sacro vincolo del matrimonio, hanno amato, amano e ameranno i loro figli ancor più della loro stessa vita! Non è forse scritto anche nella Bibbia che si deve amare gli altri come e anche più di se stessi? E non l'ha forse detto Gesù Cristo: lasciate che i bambini venghino a me? Di sicuro includeva tutti i suoi figli, anche quelli che lei sprezzamente li definisce "Handicappati sono i figli di coloro che non sono arrivati puri al matrimonio!"
Cosa vuol dire poi mi scusi? È forse meglio arrivare puri al matrimonio (dopo il quale arrivare a compiere atti non compatibili: uccidere, minacciare, spacciare, pedofilia)? I media ne riportano tanti esempi di questo modo di vivere al di fuori del matrimonio! Mi scusi, forse ho un poco divagato dall'essenza del discorso!
Per concludere: ma lei, come uomo di chiesa, come può arrogarsi il diritto di fare certe affermazioni? Quando ha studiato Teologia, di certo oltre al vecchio e nuovo Testamento, i Vangeli, la Sacra Bibbia e altri testi di riferimento alla sua facoltà, i suoi professori le avranno insegnato l'amore per il prossimo!!!!!! Chiunque esso sia! NON ABBIATE PAURA!!!!!!!! Lei, Vescovo del Opus Dei, Javier Echevarria Rodiguez, si deve vergognare e far atto di penitenza!!! Andando umilmente a chiedere scusa, perdono alle persone che ha così profondamente ferito!!! Auguro di tutto e sincero cuore:


  1. Che non vi siano mai più uomini e donne di chiesa coinvolti/e in atti impuri con fanciulli, che non si permettano più di insultare i/le loro figli/e con termini come andicappati, di non andare a denigrare nessun essere vivente o già deceduto, di non compiere ruberie di nessun genere, di spogliarsi di qualsiasi ricchezza e avvicinarsi ancora di più ai più deboli e gli emarginati dalla società (che se ben ricordo era poi il sunto di un discorso di Papa Francesco).
  2. Auguro di tutto, sincero e dal profondo del mio cuore tutto il bene, l'amore possibile ai meno fortunati: ai disabili, alle vittime di pedofilia, di esperimenti e di qualsiasi altri tipi di violenza che la distorta mente umana ha purtroppo generato nel corso dei secoli (come ad esempio il nazismo). Coloro che non hanno un lavoro o sono stati licenziati ingiustamente, quelli che non hanno una casa, affetti, un pasto o amore come un abbraccio, degli amici, una famiglia o bimbi che non ricevono giochi, affetto e amore vero e sincero. 

Lo so Signor Vescovo che queste parole non le leggerà mai ma mi piacerebbe molto che lei ascoltasse una canzone di Fabrizio De André Recitativo (due invocazioni ed un atto d'accusa) / Corale (leggenda del Re felice). Se non ha un cuore freddo come il ghiaccio e duro come la pietra, penserà e si commuoverà ascoltandola in un religioso e rispettoso silenzio. 

Parole forti quelle di Paolo Corti che non lasciano certo spazio a interpretazioni.
Spesso mi chiedo: ma se le chiese, nel corso della storia, sono nate proprio per dare un tetto ai poveri e ai più deboli della città, come può un prete, un cardinale o un vescovo che sia, giudicare e dichiarare senza troppi giri di parole certe cose?
Vabé, dai Faber... pensaci tu.










3 maggio 2014

Nel padre, nel figlio e nello spirito santo

Nel padre, nel figlio e nello spirito santo... certo, finché il padre non è disabile. 
In questo articolo parleremo di Simone che incontra il suo handicap grazie ad una lesione al midollo spinale. Un uomo come tanti e, come tanti, desidera sposarsi con la donna che ama. Peccato però che il parroco Luganese non abbia intenzione di celebrare le nozze in quanto, a causa della lesione del midollo spinale, Simone non possa procreare se non grazie alla fecondazione assistita e, l'impossibilità di poter procreare in maniera autonoma, va a scontrarsi con il diritto canonico che cita: "il "mezzo tecnico” non si può sostituire dell’atto coniugale, ma deve configurarsi come una facilitazione e un aiuto affinché esso raggiunga il suo scopo naturale, la procreazione.".
Data la negazione delle nozze, la coppia decide di contattare la Curia vescovile, trovando finalmente conforto: secondo Pier Giacomo Grampa infatti, le nozze si possono celebrare, non c'è nessun problema.
Tuttavia, a seguito della brutta esperienza avuta col parroco di Lugano, la coppia annuncia di non avere più intenzione di sposarsi in chiesa: "Volevamo sposarci in Ticino perché sono luganese - dice Simone - ma essere convocato dal parroco poche ore prima delle nozze e essere incalzato da domande imbarazzanti sulla mia sessualità e sulla mia possibilità di poter dare alla luce un bambino con la mia compagna in modo autonomo o meno è stato davvero umiliante"




Come biasimarlo? Parlare della propria sfera più intima con degli sconosciuti metterebbe a disagio chiunque. Ma soprattutto, trovo scandaloso che la chiesa faccia dei problemi e respinga la celebrazione delle nozze ad una coppia che desidera semplicemente sposarsi.



Voi invece? Cosa ne pensate?

Lasciate un commento!

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28 aprile 2014

Workshop a Nottwil - "è più facile insegnare a una donna come comportarsi sessualmente con un disabile piuttosto che tenere la persona con handicap lontano dal sesso"




NOTTWIL - Un workshop per insegnare alle donne a fare sesso con le persone andicappate. È quanto si propone il progetto sexcare.ch che di recente ha lanciato un workshop inedito. A fare da teatro alle singolari lezioni è il centro di paraplegia di Nottwil, nel canton Lucerna, dove le professioniste del sesso lo scorso fine settimana sono state formate sugli aspetti più importanti della sessualità del disabile. “Lo scopo del nostro lavoro – spiega la sessuologa Isabelle Kölb, una delle menti dell’iniziativa – è di fare in modo che il disabile viva il sesso nel modo più naturale possibile, come una persona sana”. 

Gratificazione - Nel corso del workshop si analizzano gli aspetti psicologici e fisiologici della sessualità del disabile. Si spiega, in pratica, alle prostitute come ci si deve porre nei confronti del paziente, a seconda del problema di cui soffre. Alle lezioni, che complessivamente costano 340 franchi, ha partecipato anche Nina, una ragazza di 25 anni, prostituta professionista. “Sono una persona molto aperta. Il lavoro che faccio mi dà parecchio dal punto di vista umano. Nel corso del workshop abbiamo ricevuto diverse informazioni sui vari tipi di andicap. È stato utilissimo”.   

Felicità - Il principio di sexcare.ch è semplice. Lo spiega bene il responsabile marketing Andreas Schürch: “È più facile insegnare a una donna come comportarsi sessualmente con un disabile, piuttosto che tenere la persona con handicap lontano dal sesso”. Daniel Wernli, 42 anni, colpito da una paresi celebrale, apprezza gli sforzi di sexcare.ch. “Le donne mi danno felicità. Come la darebbero a qualsiasi altra persona”. Per la portavoce del centro di Nottwil, Anita Steiner, la formazione delle prostitute che hanno a che fare con disabili è molto importante. “Se una prostituta non ha conoscenze in merito, potrebbero verificarsi situazioni spiacevoli. Questa è un’iniziativa che ha parecchio senso”.  



E si continua ad insistere... nel bene e nel male. Popolo di coloro che HANNO CAPITO unitevi!!!!!
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17 aprile 2014

Dietro il telone







Carissimi lettori,
quello che vi scriverò in questo articolo è una vergogna che purtroppo anche il nostro piccolo Ticino vive malgrado tutti i nostri bei sorrisini e le nostre belle parole. Se vi ricordate, nel precedente articolo di questo blog che ho postato intitolato CDPD - Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, venivano elencati tutti i diritti che i disabili hanno, come poter accedere autonomamente in uno stabile pubblico o trovare un'occupazione senza nessun tipo di discriminazione. Belle parole (come dicevo prima) ma queste non sono che la parte più chiara ed invitante della medaglia. 

La teoria è sempre molto bella ma la pratica lascia molto a desiderare e ora vi svelerò la facciata più opaca:

la cugina di una mia carissima amica ha scoperto che sua figlia (bambina, purtroppo, down) veniva isolata insieme ai suo compagni di classe speciale dagli altri bambini "sani" con un telone durante la pausa pranzo. Questo è accaduto all'asilo di Pollegio.

Non è finita, perché ora la bambina è stata trasferita nella scuola elementare di Giubiasco in una classe speciale composta da bambini con handicap mentali davvero molto gravi che non hanno la sua stessa capacità di comprensione. Ne consegue dunque che la bimba, malgrado abbia 7 anni, non sa ancora né leggere né scrivere, non ha il minimo avvicinamento con i bimbi delle classi "normali" (fatta eccezione per la ricreazione) e in mensa mangia con i suoi compagni in un tavolo isolato da tutti. 

La piccolina, come anche un suo compagno di scuola, è peggiorata rispetto gli scorsi anni e questo perché la scuola non è in grado (o non ha interesse di esserlo) di avere quella minima sensibilità che occorre per poter capire che esistono delle tipologie di disabilità che possono variare dall'essere lievi all'essere, purtroppo, più gravi. 

Ora, la cugina della mia amica, con il supporto di un'altra mamma, sta cercando di insistere per ottenere il permesso di far frequentare ai loro figli dei corsi di canto, ginnastica o ambiente in una classe "normale" (o almeno le discipline che permetta loro di stare a contatto con bambini sani), d'altronde.... è un loro diritto! Peccato però che la direttrice di questa scuola sia totalmente assente e non abbia il minimo interesse ad aiutare le due mamme e il Cantone non sborsa mezzo centesimo per pagare dei tutor che possano seguire questi bimbi e colmare il vergognoso vuoto che la scuola elementare lascia.


Detto questo, io mi chiedo, a che serve emanare normative che difendono i diritti dei disabili se, come in questo caso, è la scuola stessa a fregarsene? 

A cosa serve l'articolo 8 cpv. 2 della Costituzione Svizzera che dice espressamente che nessuno può essere discriminato, in particolare a causa dell'origine, della razza, del sesso, dell'età, della lingua, della posizione sociale, del modo di vita, delle convinzioni religiose, filosofiche o politiche, e di menomazioni fisiche, mentali o psichiche se poi, ancora nel 2014, accadono certe cose?
Ma noi siamo una società sana, bella e educata... dotata di sani principi e vivace moralità! I disabili? ah si.. giusto...... si, "ci stiamo lavorando"!

Chi volesse avere degli approfondimenti in merito a questo argomento può cliccare QUI per seguire un servizio di Falò (famoso programma della RTSI)

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E voi cosa ne pensate? 
Dite la vostra lasciando un commento!!!!!

15 aprile 2014

CDPD - Convenzione sui diritti delle persone con disabilità





E’ un giorno fondamentale per la parità delle persone con disabilità: 
oggi a New York la Svizzera ratifica la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (CDPD) che entrerà quindi in vigore fra 30 giorni. Ecco a voi tutte le info!


Cos'è?
La Convenzione ONU relativa ai diritti delle persone con disabilità (CDPD) è il primo trattato internazionale che si occupa in modo specifico dei diritti delle persone con andicap e dei doveri degli Stati contraenti. Le persone con andicap hanno partecipato in modo determinante alla sua elaborazione influenzandone concretamente il contenuto: erano presenti in gran numero nelle delegazioni ufficiali e nelle organizzazioni non governative che si sono occupate di effettuare lobbying, rispettando così l’esplicita volontà dell’allora segretario generale dell’ONU Kofi Annan.
La CDPD è stata adottata il 13 dicembre 2006 dall’Assemblea generale dell’ONU e è entrata in vigore il 3 maggio 2008. In novembre 2012, 154 Stati avevano firmato la CDPD e 126 l’avevano già ratificata. Tutti i paesi limitrofi alla Svizzera hanno ratificato la CDPD e il relativo Protocollo facoltativo. Anche l’Unione europea ha ratificato la CDPD.


Lo scopo?
La CDPD ha lo scopo di promuovere, proteggere e garantire alle persone con andicap il pieno e paritario godimento di tutti i diritti dell’uomo e di tutte le libertà fondamentali, di promuovere il rispetto della loro dignità.


Il contenuto?
La CDPD contiene diritti civili, politici ed economici, sociali e culturali. Il loro campo d’applicazione, che è molto esteso, comprende diritti come per esempio:

  • Accessibilità (art. 9): le persone con handicap hanno lo stesso diritto di accesso all'ambiente fisico, ai mezzi di trasporto, all'informazione e alla comunicazione, inclusi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, così come ad altri servizi che sono già accessibili o forniti al pubblico.
  • Diritto ad una vita indipendente (art. 19): diritto di tutte le persone con handicap di vivere nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone. Ciò comprende in particolare la possibilità di scegliere il proprio domicilio, dove e con chi vivere senza essere obbligati a vivere in particolari soluzioni abitative.
  • Diritto alla mobilità personale (art. 20): la mobilità personale deve essere assicurata e incentivata nel modo più indipendente possibile alle persone con handicap dagli Stati contraenti.
    • Diritto d’accesso all'informazione (art. 21): le persone con handicap hanno il diritto di ricevere le stesse informazioni delle altre persone. A tale scopo gli Stati contraenti devono per esempio mettere a disposizione, senza costi supplementari e tempestivamente, le informazioni destinale al grande pubblico in formati e tecnologie adatte ai vari tipi di handicap.
    • Diritto alla formazione (art. 24): diritto delle persone con handicap a seguire una formazione. Gli Stati contraenti devono garantire un sistema educativo integrato a tutti i livelli e un perfezionamento professionale vita natural durante.
    • Diritto alla salute (art. 25): gli Stati contraenti devono riconoscere il diritto delle persone con handicap di godere del miglior stato di salute fisico e psichico senza discriminazione a causa del loro handicap. In particolare gli Stati devono impedire la discriminazione delle persone con handicap nell'accesso alla cassa malati e alle assicurazioni sulla vita.
    • Diritto al lavoro e all'occupazione (art. 27): gli Stati contraenti devono garantire la parità di diritti delle persone con handicap al lavoro. Inoltre devono emanare norme legali che vietino la discriminazione a causa di un handicap in ogni ambito lavorativo, incluso il reclutamento, l’assunzione e l’impiego, la continuità dell’impiego, l’avanzamento di carriera nonché le condizioni di sicurezza e di igiene sul lavoro.

    La CDPD mette in particolare evidenza i diritti delle donne e dei bambini con handicap (principalmente agli articoli 6 e 7, come pure in molte altre norme).



    Bè dai, si cominciano a mettere le basi!
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            10 marzo 2014

            Salone dell'auto a Ginevra - auto dentro, disabili fuori






            GINEVRA - Un cinquantenne su carrozzina elettrica ha creato una pagina Facebook per raccontare il suo calvario per entrare al Salone dell'auto di Ginevra. Un vero incubo quello vissuto da Olivier che sulla sua pagina Facebook racconta tutta la storia e in tre giorni raccoglie 4700 adesioni. Olivier è affetto da una malattia degenerativa che lo ha costretto su una sedia a rotelle. Appassionato di motorsport, decide di visitare il Salone ginevrino. Così telefona agli organizzatori per sapere come accedere. "La persona che ha risposto mi ha detto che era possibile parcheggiare al P12, ed entrare direttamente" spiega sul social network. Ma le cose non vanno cosi.

            Il giorno dopo, infatti, Olivier giunto davanti al parcheggio P12, nonostante un badge da disabile non riesce ad accedere. Dopo alcuni giri, riesce a parcheggiare vicino e poiché la navetta era troppo affollata per una sedia a rotelle, decide di arrivare all'entrata da solo sulla sedia.

            Ma le sue disavventure non si fermano. Arrivato all'entrata del salone, il cinquantenne sarebbe stato spinto dai pompieri per fare spazio al corteo del Presidente della Confederazione. Quindi Olivier si imbatte nel capo della sicurezza che gli spiega che la sua carta d'invalidità è in realtà una carta AVS e che non prevede una carrozzina elettrica. Il capo della sicurezza chiarisce che se avesse avuto bisogno di una carrozzella elettrica Olivier avrebbe dovuto contattare l'organizzazione due giorni prima per richiedere inoltre anche qualcuno che lo accompagnasse.

            "Nella mia vita, ho 55 anni - scrive Olivier su Facebook -non sono mai stato così umiliato. Non avrei mai pensato che sarei tornato a casa piangendo come un bambino".

            Da parte sua, il Salone dell'auto ha avviato una inchiesta: "Ci rammarichiamo per gli eventi descritti dal visitatore", ha detto il portavoce Silvia Blattner, senza essere in grado di confermare o smentire la testimonianza. "Stiamo indagando per fare chiarezza su questa disavventura. Faremo in modo che non accada più. "

            Il responsabile comunicazione ha spiegato che il salone fa molti sforzi per accogliere le persone disabili: "Abbiamo chiesto rampe di accesso su ogni stand, ma anche ascensori e un parcheggio per disabili". Silvia Blattner si rammarica del fatto che questa persona non sappia il nome delle persone con cui ha avuto contatti.

            Intanto Olivier su Facebook specifica di non odiare il salone dell'auto: " Tutto quello che chiedo è che le persone siano informate e consapevoli di questa ingiustizia".


            Strano, si rammaricano tutti....... DOPO
            VERGOGNATEVI
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            Art 8 cpv. 4 della Costituzione svizzera
            "La legge prevede provvedimenti per eliminare svantaggi esistenti nei confronti dei disabili. "


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